Il vertice sugli investimenti spinge Ghella a restare in Nuova Zelanda

Ghella, azienda italiana impegnata nella realizzazione di Central Interceptor per Watercare—un progetto da 1,6 miliardi di dollari—ha deciso di rimanere in Nuova Zelanda dopo che il Governo ha presentato un piano di sviluppo per le infrastrutture future all’Infrastructure Investment Summit di Auckland.

L’azienda era tra le 100 invitate al vertice. Con Central Interceptor—il più grande progetto neozelandese per il trattamento delle acque reflue—ormai vicino al completamento, Ghella stava valutando di lasciare il Paese per la mancanza di nuovi lavori. Tuttavia, il summit ha rafforzato la fiducia dell’azienda nella volontà del Governo di garantire continuità agli investimenti infrastrutturali.

"È stato molto interessante partecipare al summit e vedere con i nostri occhi tutto il lavoro che si sta facendo dietro le quinte," ha dichiarato Francesco Saibene, Country Manager di Ghella. "L’impegno del Governo nell’attrarre investimenti dovrebbe portare nuove opportunità sul mercato, e noi vogliamo esserci."

Molti dei progetti annunciati richiederanno ancora mesi o anni per partire, ma Ghella spera di poter dare seguito al successo di Central Interceptor, che dovrebbe essere completato nel 2026.

Questo progetto ha segnato la prima esperienza di Ghella in Nuova Zelanda e l’azienda, con 130 anni di esperienza nel settore del tunnelling, guarda con ottimismo alle future opportunità nel campo delle infrastrutture idriche. "Tra poche settimane completeremo il nostro tunnel fognario di 16,2 km sotto Auckland. Inizialmente, avevamo previsto di spostare la nostra TBM (Tunnel Boring Machine) e altre due macchine più piccole su cantieri in altre parti del mondo, ma dopo il summit abbiamo deciso di lasciarle qui, insieme ai servizi correlati," ha spiegato Saibene.

Il Central Interceptor è stato riconosciuto come uno dei pochi grandi progetti infrastrutturali in Nuova Zelanda completati in sicurezza, nei tempi previsti e nel rispetto del budget. "Ci auguriamo che possa essere un ottimo biglietto da visita per il futuro," ha aggiunto Saibene. "Lasciare qui le nostre macchine e le attrezzature rappresenta già un investimento importante per noi."

La notizia è stata accolta con entusiasmo anche da Shayne Cunis, Chief Programme Delivery Officer di Watercare:
"Siamo felici di aver portato in Nuova Zelanda un know-how così specializzato grazie a Watercare, e ora possiamo trattenerlo, insieme ai tanti lavoratori neozelandesi e internazionali che si sono formati grazie a questo progetto. Avere già a disposizione una TBM pronta all’uso sarà un grande vantaggio per realizzare i prossimi progetti in modo più efficiente."

Nel frattempo, la Hiwa-i-te-Rangi Tunnel Boring Machine è pronta alla perforazione finale nel pozzo di Point Erin, Herne Bay, prevista per metà marzo, dopo aver iniziato il suo viaggio da Māngere nel 2021.

Il progetto ha coinvolto oltre 600 lavoratori distribuiti su 17 cantieri, con il tunnel principale che si collega a due collettori per raccogliere le acque reflue e meteoriche dai quartieri occidentali di Auckland. Il percorso è stato studiato per evitare i coni vulcanici e comprende un tratto sottomarino di 1500 metri sotto il Manukau Harbour. La profondità varia dai 15 ai 110 metri, con i punti più profondi situati sotto la Hillsborough Ridge.

 

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